La Mia Vita e Altre Tragedie #3 (diario)
06.12.2022
Da quando smisi di recarmi in libreria la mia vita era solo un'ansiogena passeggiata verso il gelataio con mio padre, e le mie visite dallo psichiatra. Il resto si svolgeva nel mio piccolo, modesto, universo. Un paio di computer vecchietti, stampanti e prodotti tecnologici non molto all'avanguardia, una – di tre presenti in casa – librerie mastodontiche da impallidire Umberto Eco, e una serie di strumenti musicali strani e vecchietti anche loro. Tutto qui, forse di più. Quel mondo che mi ha portato a perfezionare le mie capacità in diversi ambiti, esclusa la vita, forse dico forse, ha concorso, o la mia ostinazione in esso lo ha, alla mia "fine" – quantomeno provvisoria.
Non dico che non bisogna coltivare passione, energia e cose che ci fanno bene. No, è questo il punto: ci fanno bene?
Il mio ritiro sociale ha diversi motivi e spiegazioni, non ancora solute, poi del tutto. Una è certa: non è dovuta al disinteresse.
A me, la socializzazione, interessa. Non sarei qui a raccontare, e non avrei fatto lo scrittore se non avessi voluto comunicare qualche cosa, investigare tramite gli altri, la mia e la loro persona, e il reciproco legame. Lo so – lo so: mi pentirò di ciò che scrivo, in me partecipa un inguaribile pessimista/nichilista, una bestia affamata di distruggere le cose della vita. È una parte che galleggia, a volte a fondo, a volte in superficie, dentro me. Oggi è lontana (media distanza, eh!), ma domani se ritorna può ben dire falso ciò che scrivo. Può far di me un pessimo orso nichilista, e d'umore nero.
Un tipo che mi portava ad immergermi nelle mie passioni fruttuose e geniali, ma del tutto inappaganti, in quanto non condivise – con nessuno.
"It is only the giving that makes you what you are", cantavano i Jethro Tull in una canzone nell'album Aqualung, degli anni 70.
Ricordo di averlo ascoltato a ripetizione, ma comunque meno degli altri, di quel gruppo. È stata una scoperta adulta, bene o male tarda nella mia sarabanda di scelte musicali, alcune buone, altre pessime del tutto.
Di certo non potevo guardare con superiorità le mie compagne di liceo che ascoltavano Avril Lavigne. E non perché io ascoltavo punk ed heavy metal, ma perché Avril, l'ascoltava pure il qui presente, anni addietro.
Sì, facevo finta di non conoscere i pezzi quando li mettevano, avrei voluto cantare a piena voce; e invece: faccia schifata e onomatopee di supponenza.
Quante pose che prendiamo, pur di essere coerenti con la posa a cui aspiriamo…
Eh sì, finalmente posso confermarlo senza timore di rappresaglia:
Io quando ero un punk…ero proprio un grande poser!
#diario
Il "Colto" In Fallo
Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!