Imparare ad Insegnare
07.12.2022
Uno dei motivi più eclatanti dall'ignoranza del nostro sistema scolastico, dei nostri insegnanti e dirigenti, quindi anche della nostra stessa ignoranza per transitiva proprietà è: "basta sapere per insegnare", e – il successivo corollario – "insegnare è un lavoro come un altro".
Codeste frasi, ripetutesi come mantra nella testa ignara dei neo-docenti, senza neanche una reale intenzione attiva, si trasformarono in qualcosa, che chiamiamo pure: noi (d'oggi e di ieri) e la nostra ignoranza (di sempre).
Noi e la nostra ignoranza e incompetenza su temi intellettivi e spesso anche emotivi, noi scarsi elaboratori, grandi ripetitori stereotipati di pappe pronte. Noi e la nostra in-cultura.
Prendiamo ad esempio il primo assunto: che basti sapere per insegnare è ovviamente una castroneria. Per insegnare serve molto di più, forse tutt'altro. Insegnare è una vocazione, certamente apprendibile, ma proprio come la fede è qualcosa che si coltiva nel sudore e nello studio. E questa fede và a sconfessare che insegnare è un mestiere. Insegnare è un voto, e richiede devozione: con quale idea si è deciso che uscito dall'università uno studente, superato un concorso può entrare in una scuola e insegnare, senza alcun metodo e capacità, agli altri – magari anche bambini, bisognosi di vera passione?
Il mestiere dell'insegnante non è come fare il postino. Non come lavorare dietro un computer alla contabilità. Tutte cose nobilissime, non legate però alla "creazione", al "suscitare nell'altro", al "risveglio". Insegnare è un dialogo feroce con lo studente. E questo dialogo mette in discussione lo studente – lo crea – e l'insegnante – che si crea esso stesso!
E questa creazione ha il solo scopo di amare.
Lavorare su un argomento senza amarlo, e da postini e da contabili. Questo suscitare in noi, da parte sua, è l'insegnare ad amare – una delle cose più ardue, a pensarci a fondo.
Per questo la scuola, a parere di chi scrive, non deve insegnare poi nulla di diverso dall'amore per il sapere. Non il sapere stesso. Quello è solo collaterale: uno studente innamorato del sapere, approfondirà egli stesso, anche dopo la scuola, ciò che ama. Questo null'altro è che un risveglio.
Uno studente mnemonico, passivo, lascerà la scuola con un sospiro di sollievo e si getterà in un sistema che non incentiva certo la cultura.
La scuola è divenuta oggigiorno, un sistema di certificazione. Non è più un luogo di sapere, di cultura, di scambio; quanto un luogo di test, esami e infine accesso a livelli superiori. Questo schema privo d'amore, questo schema sottinteso e silenzioso, affligge il sistema e lo inaridisce.
Il ruolo dell'insegnamento, della sua missione trasformativa e emancipatrice è anche quello di trasformare e emancipare il ruolo della cultura nella nostra vita.
Dunque chiediamoci perché si studia:
Per lavorare? Perché si deve? Perché è giusto? Perché l'ha detto mammà?
O, altrimenti, perché la cultura è fonte, proprio come un rivolo d'acqua nel deserto, di salute vita e gioia. La cultura e la migliore medicina, per tante cose che ci affliggono. Perché cultura vuol dire anche: saper capire e apprezzare le cose con strumenti non banali. Approfondire e verificare, in fin dei conti amare ciò che si pensa, proprio come altre cose ci fanno amare ciò che si fa'.
Per questo il ruolo dell'insegnamento è chiave nella vita del bambino e dello studente in generale, è un'insegnante che non solo sa le cose, ma le sa anche trasmettere, è migliore.
Saper trasmettere un po' si può imparare, un po' si deve apprendere per conto proprio. E così i test prima dell'accesso alla scuola dovrebbero quantomeno essere orientati a capire questo: l'insegnante sa insegnare? E non se è preparato sui suoi contenuti d'indirizzo!
La maggior parte dei docenti, vi assicuro, ad un esame di questo tipo si troverebbe bocciato, o magari rimandato lì a settembre.
Ed ora che ripenso ai miei vecchi insegnanti e ai loro frutti, ben pochi hanno saputo suscitare in me interesse nel sapere.
E per quanto possa ripensare a loro con tenerezza e ricordo, capisco con forza che tranne poche eccezioni, l'amor per la cultura, ho dovuto insegnarmelo da solo.
Ho dovuto impararlo per vie collaterali, che nulla hanno a che fare con il mio percorso scolastico.
Ciò mi addolora, e per questo, sempre più spero possa essere diverso in futuro per tutti.
Che la scuola possa essere sempre fonte di conoscere, di essere colti e innamorarti innanzitutto del sapere.
E per questo è necessario lottare per la scuola, e mai, contro di essa.
Buona cultura, a tutti.
#aforismi
iononquadro
Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!