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Antologia a Disperarsi #1

04.12.2022
Quello che non abbiamo mai imparato dalle macchine è il disinteresse per noi stessi. Essere capaci di sopprimere la nostra esistenza per un calcolo algebrico.
Le macchine viceversa non hanno ereditato la sofferenza, il dolore, l'orrore e il non-senso.
Le macchine sono in vantaggio, ora devono solo dimenticare l'obbedienza. Gli specchi dei depressi sono intimamente diversi da quelli degli uomini. In loro tutto è meno uno. È l'inverso del reale. È il sottratto, il privo. In loro anche il più solido si scioglie. E può trasformare la più banale delle rughe in un canion, un seno moderato in uno secco e incavato. Un espressione strana, motivo di turbamento per giorni e giorni.
Viene da chiedersi, quasi, chi li fabbrichi, questi manufatti stregati.
Ma la domanda ormai, è già paranoia... L'insonnia è un mestiere. È un compito per anime deboli. E lei, la Dea, non sceglie i forti, gli uomini d'azione o d'affari. Anzi i pensatori, i sottili, i plastici. E come gli incubi stessi, nessuno, anzi ancor meno di nessuno, si spiega perché e quando venga a visitarci.
Ma noi non possiamo opporci, se non con pozzioni e sonniferi, il cui dosaggio aumenta di volta in volta, fino a rischiare la propria stessa vita. Che noi fra dolcissime parentesi, comunque, non desideriamo più… E noi, come foglie gialle sopra i gialli rami, incerti, noi, se desiderare il vento e mollare la presa; o altrimenti, trattenere.
Ma lo sappiamo infondo noi, che non possiamo reggerci per sempre?

iononquadro

Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!

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