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La Mia Vita e Altre Tragedie #1 (Diario)

05.12.2022
Camminare forestiero in un quartiere, affaccendato dagli sguardi degli autoctoni mentre tu ti allontani, inforchi il viale e sali sul bus. È da questa sensazione aliena, completamente altra, come dicono i teologi di Dio, che si capisce che io sì, sono quel tipo di persona a cui i giovini di oggi riferiscono i loro improperi quando ti chiamano "asociale". E io lo sono, e ho ben poco da vantarmi. Vivo in una città millenaria, che a malapena conosco; figuriamoci il mondo. Che comunque rifuggo, per "questioni personali". O almeno questo è quanto dici, a chi ti chiede come mai non sei fidanzato o perché non lavori, studi o, non hai amici. Una delle cose più difficili oltre al rapporto con gli altri, per diciamo "gli asociali", è spiegare agli altri perché lo sei. Io lo devo in fin dei conti alla mia testa che fa tutto complicato (i.e. disturbi mentali veri) e alla mia attitudine riottosa a modificarla. Asociale in effeti in clinica, poco significa di puntuale e preciso. I disturbi sono molti, e complicati, ma io non mi sento uno psichiatra per spiegarli, ora. Questo è un passo avanti, per anni ho sperperato tempo e salute alla ricerca di una risposta nei manuali: mai trovata. Non che ora io ce l'abbia in questo letto d'ospedale in cui mi trovo: questo è il senso, di sfogliare i Bignami della vita.


Comunque dicevo: camminavo, una delle ultime volte a dirla tutta, per il quartiere della mia infanzia, giovinezza, maturità, primo tentativo di suicidio, secondo tentativo di suicidio. Da allora non lo vedo, il mio quartiere, e meglio è così. Ora che vivo in ospedale, e in clinica, vedo le cose da distante. Non che io stia bene ma, forse questo cambiamento transformerà le cose. O almeno questo è ciò che spero. Desidero un vita più serena, non sapete quanto. E dirlo non basta a volerlo, credetemi. La mia testa e stata foriera di str****te, per una vita. È stata anche apprezzata, amata e elogiata, e ancora amata. Una testa che prometteva molto, e ancora tende a promettere, per quanto sia stanca e affaticata. Nel corso del tempo, io però, a causa del mio dolore ho distrutto il mio dono. E la mia notte e giunta un giorno di settembre per la seconda volta. Dramma che ci vorrebbero ora a spiegare e più di un sorriso per sdrammatizzare. Un dramma il cui motivo sto cercando anch'io, ancora.
E così ancora tendo a rispondere al quesito:
– Ma come mai sei in carrozzina?
Con la risposta:
– Problemi personali…

#diario

iononquadro

Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!

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