#aforismi #racconti #libri #hacking #diario

La Mia Vita e Altre Tragedie #2 (Diario)

06.12.2022
Andavo in libreria di tanto in tanto. Quello era l'unico distacco dalla mia solitudine, accompagnato da visite dagli psicologi, a cui partecipavo riottoso e che non ho mai saputo accettare. La libreria no, quello era il mio mondo. Mi muovevo a mio agio fra i classici, e sceglievo anche le nuove uscite con sicurezza. L'unica volta che ho sbagliato, è stata quando mi sono fatto consigliare da un giornale, e anche quando, a dirla tutta, mi sono intrattenuto troppo fra i classici greci e latini, per impressionare una ragazza, che li stava rimirando. Alla fine lei se ne andò a mani vuote, credo. Io con un camion di libri di filosofia presocratica, con me.
Il resto delle volte, però, affascinato da qualunque tipo di libro e poco schizzinoso, seppur con sempre più alti standard, mi muovevo tra gli scaffali in cerca d'autori. Certo, se la libreria fosse stata vuota…
Ma gli sguardi, i passanti, soprattutto i librai:
I librai, nelle grandi librerie sono persone superficiali e ignoranti, dotate della sola abilità di usare il terminale. Certo non bisogna mai fare di tutta l'erba un fascio: ma molti neanche quello sanno adoperare. Eppure sono tranquilli nella loro incompetenza, io non lo fui mai. Da sempre terrorizzato d'esser scoperto fragile, leggo forse anche per quello.
E mi ritiro nella mia torre d'Avorio, come certi filosofi, più per paura d'esser scoperto incapace, che per asocialità.
Non ricordo l'ultimo libro letto, prima dell'incidente. Che poi, anche chiamarlo tale è un'ipocrisia: non ci fu nulla di accidentale, in un atto deliberato – per quanto insano fosse. Forse l'ultimo libro era I Demonî di Dostoevskij: Autore che scoprii tanto tempo fa, con L'Idiota, preso in una libreria di quartiere (non il mio) con una libraia, questa volta, competente. Il mio quartiere, comunque, non ha librerie, solo banche e parrucchieri. Lo dicono un quartiere ricco, di cosa ricco poi… e da dimostrarsi. Dovevo sempre fare chilometri per raggiungere la libreria, e poi sentirmi dire: – Non lo abbiamo, ma si può ordinare, se vuole…
La sola frase standard, al corso per librai.
Io con assenso lo ordinavo, ma dovevo farmi degli ulteriori chilometri per recuperare l'ordine, oltre a quelli a mani vuote. O quantomeno piene di classici latini indesiderati. Ho sempre amato i classici, anche quelli molto antichi, ma 5 libri di Seneca sono un po' troppi, per qualsiasi palato. E quella ragazzetta per quanto bella fosse, non valeva così tanto. I viaggi in Bus erano sempre critici, per la mia psiche. A contatto con germi sconosciuti, sguardi giudicanti, disastri in agguato chissà dove, controllori assetati di multe (nonostante io facessi il biglietto ogni volta) e autisti dalla guida sportiva a dire poco, su mezzi del comune. Ma ricordo, soprattutto, il mio terrore più recondito, era quello di sbagliare fermata e rimanere lì, a piedi. Tanto da fissare la strada come un pazzo ossessionato – quale sono – nel tentativo di capire dove scendere, anche 10/20 fermate prima.
E di essere scippato dei miei averi, poi: Tenevo stretta la mia borsetta e le mie tasche e non le lasciavo mai nemmeno per reggermi alle aste dell'autobus, e così assicurare quantomeno la sopravvivenza mia (e degli oggetti). Controllavo a intervalli regolari il contenuto delle sacche, onde scongiurare un improvviso mutamento in quantità degli averi, per chissà quale mistero. Se vi siete mai chiesti come un viaggio in bus assolutamente tranquillo dall'inizio alla fine, può sembrare un tragedia umana, domandate alla mia testa di qualche anno fa.
Poco tempo dopo trovai la soluzione (ovviamente disfunzionale) che faceva al caso mio:
Smisi di recarmi in libreria.
#diario

iononquadro

Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!

Commenti:

Attenzione: i commenti sono sottoposti a moderazione, prima di essere pubblicati.