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Le cuffiette narcisistiche

09.04.2023
Le cuffiette sono un oggetto geniale, ed io ho speso (probabilmente) più tempo attaccato a quei due diffusori di suoni, che all’ascolto degli altri esseri umani. Mi sono interessato nel tempo delle loro parti elettroniche, e del loro funzionamento fisico. Certo non ne ho possedute molte, e la maggior parte di esse si sono rotte negli anni via via, a causa del mio tirarle qua e là in una sorta di tortura medioevale, o per il buon vecchio cerume, che inevitabilmente si annida nelle mie orecchie quando penso troppo ai libri e ai computer (e poco all’igiene). Ricordo le sgridate di mio padre perché le trovava sempre annodate, e la mia ostinazione inversa ad usarle anche così annodate da compromettere la facilità d’utilizzo. Oggi sorrido, ma comunque tutta quasta dedizione per gli auricolari, mi ha portato negli anni, a capire il loro funzionamento interno con un livello decente di accuratezza. Ovviamente non posso dire di essere un esperto, ma lo dico. Perchè come tutte le cose, i nodi, vengono al pettine. Se dici qualcosa, ti verrà chiesto di dimostrarlo ecc. ecc. Ero in un letto d’ospedale, comunque; immobilizzato per una operazione alle ossa. Il dolore emotivo e fisico era atroce, e l’unica finestra che avevo sul mondo erano un paio di cuffiette comprate dal cinese, il mio smartphone e la sua presa AUX, con cui potevo sentire musica e guardare video. Certo fino al giorno nefasto (o propizio) in cui si ruppero proprio quelle cuffiette. Io porto sempre le unghie un po’ lunghe (lo so, mi rendo conto di star dando un’idea disgustosa di me) ma decisi di fare un prova. Non mi arresi, ecco, le presi in mano e poi fu il tutto per tutto fra noi, incisi la scatolina del microfono e la aprii. Non avevo nulla da perderci, d'altronde probabilmente nemmeno da guadagnarci. Sì, quella scatola in mezzo all’intersezione dei fili, dove spesso si trova un bottone o la rotella del volume +/- era dove avevo pensato potesse essere il guasto. La mia idea balzana era quella di ricollegare i fili che (apparentemente) si erano rotti nel tira e molla dei cavi esterni. Eppure erano troppo corti, non c’era modo di ripararli. Ero immobilizzato al letto, e l’unica cosa che potevo raggiungere era il mio comodino. Così rovistai fra gli oggetti che avevo con me, cercando qualcosa con cui fare forza sui fili oppure qualche altra furbizia. Non avevo altro di utile che un pacchetto di Kinder. Sorrisi. Erano decisamente… perfetti!!! La pellicola rosso-bianco-nera che ricopre i Kinder è una sorta di carta stagnola, e conduce abbastanza bene l’elettricità. Questo l'avevo capito ben prima di allora, ma non ne avevo mai avuto la conferma reale. La girai intorno ad un cavo, ma lo spazio per raggiungere l’altro capo spezzato era troppo breve, o meglio quest’ultimo era troppo piccolo per essere ricoperto dal Kinder. Così mi decisi per il secondo “tutto-per-tutto”, tirai fuori il microfono e la sua piccolissima scheda elettronica, e cominciai a ragionare. Uno dei cavi doveva essere la massa e l’altro quello del suono del microfono che arrivava al cellulare. Qui occorre una spiegazione: Le cuffiette possono essere principalmente di tre tipi: ciò che le differenzia (oltre aspetti esteriori o di potenza e forma) sono i canali presenti nel jack da 3.5mm (ossia il connettore che entra nel telefono). Possiamo schematizzarlo così: - 2 canali (MONO): Un canale è la massa e uno è il segnale audio che entra nelle cuffie. L’audio è mono, la cuffia destra riproduce lo stesso suono della cuffia di sinistra. - 3 Canali (STEREO): Come sopra, eppure ogni cuffia ha un audio diverso e sperato. - 4 Canali (STEREO+MIC) Come sopra con l’aggiunta di un canale per il microfono. Un canale (più o meno, detto terra terra) è il percorso elettrico che porta il segnale sonoro (+). La massa è la terra, il segno meno (-). Ogni canale occupa uno spazio sul connettore jack, separato dagli altri da una striscia di gomma nera concentrica. Cominciai a capire che il microfono nonostante provassi, non sarei riuscito a farlo funzionare di nuovo. Eppure la sua scheda elettronica possedeva tre cavi ad essa collegati (non chiedete a me il motivo, anche se probabilmente una di essi era la massa stessa). Presi il capo del cavo spezzato più lungo e cominciai a “strofinarlo” sugli altri due cavi, con le cuffie vicino all’orecchio, fino a che non ebbi un segnale il più possibile chiaro e pulito. Avevo trovato il cavo giusto per bypassare il microfono. Per chiudere il circuito e far funzionare le cuffie. [Per quanto non ci sia pericolo da me conosciuto, invito tutti a non farlo a casa, ragazzi!]. Il cavo più lungo fortunatamente era quello giusto. Lo staccai dalla scheda del microfono. Qui il mio Kinder, fu veramente un pasto goduto. Lo assaporai mentre già pulivo la sua carta stagnola dai residui di cioccolato, e l'andavo a spezzare per farne buon uso elettronico. L'arrotolai intorno al cavo lungo, e a quello appena spezzato dalla scheda del microfono. Richiusi la scatolina e apprezzai la mia musica per un paio di giorni, il tempo necessario a comprarne di più stabili. Era così piena di fruscii e suoni elettrostatici e con una gioia che manco il giorno del mio compleanno io stavo lì e me ne beavo. Fu un bagno di narcisismo, che talvolta può fare bene. E statemi a sentire, qui lo dico e qui lo nego, "il fruscio di quell’aggeggio era meglio del vinile".(Scherzo)
#hacking

iononquadro

Sono un appasionato di scrittura e di programmazione/hacking. E sono anche un malato psichiatrico. Questo blog è un luogo di sfogo di quello che sono, e costruzione di quello che sarò. Dai un'occhiata in giro, ti piacerà!

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